Alice Pedroletti
Rêverie (‘Nhomiah)
Tecnica mista
2019

 

In Rêverie (‘Nhomiàh – dal dialetto camuno: sognare, sognarsi), la narrazione è stata ricostruita unendo il ricordo della sua infanzia trascorsa in Valle Camonica a quella incerta, anche se reale, vissuta per anni nella ripetizione del suo sogno ricorrente. L’opera è composta da una serie di interventi-souvenir che possono essere letti singolarmente, ma che solo nella loro globalità divengono significativi dell’intera esperienza dell’artista. Il porta-cartoline è un oggetto-scultura del quotidiano, racchiudendo le fragili esplorazioni stranianti del territorio, in cui la fotografia non è più intesa come elemento documentativo, ma diviene un mezzo narrativo al pari della parola.
Alle cartoline si somma una scultura realizzata con una piòda in cui l’artista inserisce una delle lenti da lei usate in modo che ognuno possa crearsi una propria visione frammentaria e composita del paesaggio montano che si intravede all’esterno del museo.
A questa lettura visiva, si integra una nuova bòta (dal dialetto: storia, racconto) che nasce dal sogno dell’artista e scritta grazie alla collaborazione della comunità. Da questa sono state estrapolate alcune frasi, poi trascritte sotto i balconi della frazione di Villa: un intervento che permette di guardare il paese con il naso rivolto all’insù, come per ammirare le alte vette che dominano l’abitato. Una traccia tangibile di questo sogno, destinata a svanire, di cui la traduzione in dialetto è elemento “esotico” che l’artista si porta via, ma che allo stesso tempo regala alla comunità come nuova memoria per il futuro.

ALICE PEDROLETTI

Milano, 1978

 

Alice Pedroletti is a visual artist born and raised in Milan. She has lived and worked in the Netherlands, the United States, and China. Her research investigates the relationship between artworks-viewers and archiving as an art practice, working on the multiple aspects of being and vision. The photographic medium, as well as the action of using or displaying it, is regularly challenged: a physical relationship emerges between photography and sculpture. The outcome takes different final forms – always concerning the problem of temporality, fragility, and matrix in both disciplines. In her works, as well as in commissioned projects, art connects with science, literature, history, and memory. She focuses her practice on the idea of fragmentation that puts identity – personal or collective – in connection to architecture, landscape, and territory: these real places, through her visual narratives, tend to be an imaginary one. Alice uses small scenic design to recreate ambiguous photographs, memorials, analytic sculptures: the objects are obsessively collected and removed from everyday life, that appears to be uncertain, because eventually in distance.

*BACKSTAGE