Thomas Scalco
‘Ntambah // Hercafalía
Argillite e resina acrilica su tela
2019
Nei dipinti ‘Ntambah (dal dialetto camuno: nascondersi, ritirarsi) e Hercafalía (sempre dal dialetto: cercatore di luce) una parte di Lozio entra fisicamente e visivamente a comporre l’opera stessa.
La prima parte dell’operare dell’artista è un intervento su Lozio: si tratta, infatti, metaforicamente parlando, di un’accelerazione del processo disgregativo già in atto. L’argillite è così ridotta in polvere e mesticata al legante, diventando colore e strumento atto a lasciare un segno.
La seconda fase è la visita alle grotte naturali presenti sopra le frazioni di Villa e Sommaprada, luoghi usati in passato come rifugio. Dapprima viste come cavità oscure, è però nell’abituarsi della vista all’oscurità che la curiosità prende il sopravvento e lo sguardo inizia a vagare sul nuovo ambiente, pregno com’è di stimoli sensoriali. Tutto viene alterato durante questa esperienza immersiva, carica anche di suggestioni. Il viaggio in profondità termina e, spinti dalla necessità di ritornare al mondo, si resta abbagliati dalla luce, divenuta incredibilmente più chiara, come una rivelazione improvvisa e allucinata.
La stessa disposizione dei due dipinti, situati in differenti punti della Casa-Museo, mira a riproporre questo percorso esperienziale sperimentato dall’artista: la prima opera che si incontra, al piano terra, è ‘Ntambah. In una nicchia presente nello spazio meno artefatto della casa, rappresenta l’ingresso di una caverna, un’oscurità che via via si addensa verso il centro, indicando l’avvio di un percorso. Hercafalía, situata in una cavità nella parete, si trova invece all’ultimo piano dell’edificio e rappresenta l’uscita dalla grotta, la fine del percorso, l’attimo in cui si comincia a intravedere la massima luce. In essa è presente un cristallo appena percettibile ma immanente, simbolo dell’affinarsi dei sensi e della percezione, frutto dell’esperienza appena vissuta e del mutare del proprio sguardo.