Cesare Patané
Bòte
Tecnica mista
2019
L’artista per il progetto Bòte (dal dialetto camuno: racconti, storie) prende spunto dalla leggenda del Barbaluf. Si narra che questo uomo selvaggio, una creatura più o meno crudele a seconda dei diversi racconti, viva nei boschi circostanti la Valle di Lozio e scenda al paese in cerca di cibo quando è affamato.
Basata sui resoconti di avvistamenti storici e sui racconti degli abitanti, l’opera consiste in una raccolta di articoli, fotografie, lettere e mappe che attestano il passaggio del Barbaluf a Lozio: un insieme di testimonianze reali e di “prove” create ex novo dall’artista sull’esistenza fantomatica di questo personaggio che popola i racconti della tradizione. Il vero e il falso, l’antico e il contemporaneo si mescolano così in un lavoro poliedrico e quasi investigativo sulle tracce di questa figura mitica e fuggevole.
Le storie popolari locali, inventate e raccontate principalmente per spaventare i bambini, diventano in questo modo una fake news che oltrepassa i confini della tradizione. È proprio su questo che l’opera vuole interrogare l’osservatore: le fake news, che negli ultimi anni hanno invaso il web e il presente quotidiano, sono come leggende moderne che ci portano in una sorta di Medioevo contemporaneo, nel quale è difficile distinguere la verità reale ed effettiva dalla costruzione falsa e artefatta. Le nuove menzogne si aggrappano così alla buona fede e all’ingenuità quasi infantile con cui ci affidiamo ai social network come principale fonte di informazione.